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Pompe autoadescanti, cosa sono e come funzionano

Prima di esplicare il principio di funzionamento di una pompa autoadescante, occorre comprendere in maniera dettagliata come, il concetto di autoadescamento, venga definito, di fatto, nell’idraulica. Per la scienza, il termine si riferisce, usualmente, alle pompe idrauliche. Con esso, si indica la loro capacità di aspirare l’aria presente in impianti di tubazioni e, successivamente, il prelievo del fluido ed il modo che ha di spostarsi, da altezze mai superiori a sei metri.

Sul piano pratico, esistono diversi metodi con cui è possibile innescare il processo di adescamento. Generalmente, si crea un serbatoio parallelo alla linea di utenza con un volume che sia uguale o superiore alla quantità di liquido di cui si ha bisogno al fine di riempire la tubazione di aspirazione, per poi procedere inserendo una valvola di non ritorno che sia anteposta alla pompa. In questo modo, l’operazione non andrà ripetuta ogni volta che la macchina sarà rimessa in funzione. Di seguito, scopriremo tutti i particolari sulle pompe autoadescanti.

Tutto sulle pompe autoadescanti

Di solito, quando si parla di pompe autoadescanti si parla di macchine centrifughe. Ciò nonostante, sono diversi i tipi di pompe che possono essere associati all’autoadescamento. Parliamo, ad esempio, delle pompe volumetriche, ossia quelle a membrana, peristaltiche o a lobi. Quando si necessita di impianti del genere, per fortuna, esistono diverse aziende a cui rivolgersi in Italia, tra cui Viesse Pompe.

Esplorando il principio di funzionamento della pompa autoadescante, invece, si osserva che, essa, viene riempita con del fluido attraverso uno spazio apposito presente sull’impianto, prima di essere azionata per mezzo di una turbolenza in grado di far risalire il fluido e, quindi, ripulire le tubazioni dall’aria. Generalmente, l’aria di alimentazione viene fatta fluire all’interno del dispositivo, innescando un processo di pompaggio.

Nella prima fase, la membrana interna tende a ritrarsi creando del vuoto. Successivamente, la sfera in aspirazione viene alzata, grazie all’effetto di risucchio del fluido. In questo modo, lo stesso fluido riuscirà a riempire la camera. In un secondo momento, il rigonfiamento della membrana spingerà il fluido all’esterno della pompa, alzando la sfera in mandata. Dopodiché la sfera sarà premuta in aspirazione verso il basso, creando una chiusura nel passaggio.

Grazie a questo principio di funzionamento specifico, le pompe autoadescanti presentano un meccanismo di aspirazione del fluido anche quando la pompa non è invasata. In questo modo, le sfere saranno usate come valvole di non ritorno, al fine di creare del vuoto nella tubazione di aspirazione.

Installazione e utilizzo di una pompa autoadescante

Abbiamo visto, nel paragrafo dedicato al principio di funzionamento della pompa autoadescante, che essa non fa altro che lavorare attingendo da un contenitore o da una vasca a battente negativo per il fluido. La pompa, quindi, sarà posta al di sopra del fluido, venendo utilizzata, come detto, in soluzioni di battente negativo.

Trattasi, dunque della condizione in cui le pompe autoadescanti già si trovano. Ad esempio, una pompa autoadescante per pozzo oppure una centrifuga per acque reflue. Le pompe autoadescanti trovano applicazione in ogni contesto in cui vi sia possibilità di attingere al fluido dall’alto. Sul mercato, esistono diversi tipi di pompe autoadescanti. Per questa ragione, è opportuno scegliere la migliore per sé in funzione delle proprie esigenze e del fine ultimo a cui essa sarà destinata.

In parole povere, comunque, una pompa autoadescante rappresenta il modo migliore per recuperare, ad esempio, l’acqua da un pozzo, al fine da utilizzarla per l’irrigazione del giardino o per alimentare dispositivi che necessitino d’acqua. Insomma, uno strumento provvidenziale per evitare lo spreco di liquidi difficili da raggiungere o che, magari, non troverebbero applicazione in contesti differenti.

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